Compagnia Teatrale Costellazione

La Compagnia Teatrale COSTELLAZIONE viene fondata nel 2005 a Formia (LT) da Roberta Costantini , Maria Giuseppina Ottaviana Piras e Marco Marino
La Compagnia è inoltre iscritta nel Registro Regionale delle Associazioni del Lazio a far data dal 27 settembre 2008 (determinazione n° D3592 del 15-10-2008 Prot. n° 122594), è apolitica e non ha scopo di lucro.
Conta tra i suoi soci persone che, a vario titolo si occupano di teatro in tutte le sue sfaccettature, dalla recitazione alla mimogestualità, dalla danza alla musica, dall’uso strutturato della voce alla drammaturgia, dall’uso della pittura come forma creativa alla scenotecnica, dalla fotografia all’illuminotecnica.
Tali discipline vengono finalizzate alla formazione critico/teatrale del pubblico giovanile attraverso realizzazioni di progetti specifici( laboratori -spettacoli-dibattiti-seminari di studio – organizzazione rassegne teatrali) e alla costante ricerca di linguaggi espressivi in cui ci sia contaminazione e sinergia tra tutte le arti sceniche.

La Compagnia promuove e conduce laboratori di teatroterapia nell’ambito della salutogenesi e nella riabilitazione dei disabili psichici.

La Compagnia Teatrale COSTELLAZIONE si muove lungo le direttrici del teatro di ricerca, secondo un’impostazione che ritiene validamente collaudata .

Questa Compagnia formiana, ha ottenuto in breve tempo particolari consensi sia dal pubblico che dalla critica proprio per la scelta stilistica del suo linguaggio espressivo e per le tematiche affrontate.
All’origine del lavoro teatrale viene spesso elaborato un testo letterario originale, o un adattamento affine ai contenuti tematici prescelti.
Si procede quindi ad un’intensa attività di laboratorio dove si sviluppa una regia che utilizza un linguaggio essenziale.
Gli spettacoli prodotti sono il risultato di un percorso in continuo divenire, uno studio teso ad approfondire le possibilità espressive della parola, del gesto attraverso le immagini che sviscerano la vita per raccontarne le emozioni.

Non si ricorre ad uno stile necessariamente “puro”, perché intervengono molto spesso contaminazioni di tecniche con le quali l’attore ottiene una pratica corporea per concretare il personaggio.
L’idea portante di questo modo di fare teatro è la volontà ferma di dare ad ogni componente della scena la piena dignità del linguaggio che la esprime. Il che vuol dire ridurre l’apparato scenico della tradizione e attribuire una consistenza corporea alla musica e alle luci, a pari diritto con l’attore, in una ricerca sempre mobile e volta apertamente ad ogni possibile variazione e variante, tesa alla sinestesia.
Ma se l’apparato è davvero minimale niente in scena è muto, ma ogni oggetto, ogni gesto, ogni entità rivela la sua altrimenti inaccessibile esistenza grazie alla sua forza di significare.
Il risultato cui si desidera approdare dovrebbe suggerire ed emozionare non già dichiarare apertamente; non dire ma evocare per allacciare il fruitore, fino a renderlo attivamente partecipe attraverso il coinvolgimento emotivo.