La mia esperienza con i Momix è stata molto interessante: sono stato primo ballerino per sei anni e assistente coreografo di Moses Pendleton in una compagnia di danza conosciuta e apprezzata per la varietà di illusioni ottiche tipiche degli spettacoli ai quali si assiste. Il corpo di ballo è molto numeroso, a volte eravamo tra i 35 e i 40 elementi che si esibivano. Prima di andare in scena occorrono almeno 4 mesi di preparazione e durante gli allenamenti vengono ripresi vari stili di danza modern e contemporanea che spaziano da quello di Martha Graham, a Jose Limon, a Paul Taylor all’Alvin Ailey. Con i Momix sono stato in tourneé toccando diverse parti del mondo, esperienza questa che mi ha permesso di conoscere nuovi posti e nuove persone. Mentre ero in giro ad esibirmi nei vari teatri stavo frequentando il Boston Conservatory of Music , Dance and Theatre e, laurearmi tra prove di danza e viaggi, è stata veramente una bella soddisfazione. Riguardo i differenti ritmi di vita delle città ho notato alcune differenze tra New York e Milano o Roma. Ad esempio negli Stati Uniti vige la cultura della puntualità, mentre in Italia occorre calcolare il tempo del traffico, quello per parcheggiare la propria auto, ecc…a New York gli orari delle prove erano molto serrati, io stesso addirittura non avevo neanche il tempo di andare dal dottore. Tra gli spettacoli più significativi per me posso citare Opus Cactus (presentato per la prima mondiale nel 2001 al Joyce Theatre di New York) e Sun Flower Moon dove, attraverso la fusione di più corpi, i ballerini creano sculture nelle rocce o elementi della natura. Spesso capitava che gli stessi danzatori erano gli autori delle coreografie mentre a Moses si deve la regia dell’intero spettacolo dall’idea iniziale alla creazione della giusta atmosfera, grazie anche alla scelta delle luci, dei colori dei costumi e della scenografia, tutti elementi essenziali per riuscire a coinvolgere emotivamente il pubblico che si estranea dalla realtà e vive la leggerezza di corpi che fluttuano nello spazio. La Compagnia avverte quando il pubblico trova uno spettacolo affascinante ed è incredibile pensare a tutto il lavoro che lo precede. Allestire uno show della durata di 90 minuti circa infatti, comporta un’organizzazione non indifferente. Mi sono reso conto di quanto è difficile ad esempio pensare contemporaneamente allo spazio scenico, alla scelta delle musiche, dell’illuminazione, e di come diventa realmente impegnativo riuscire a coordinare tutto lo staff tecnico impegnato nei preparativi dell’esibizione. Gli ultimi spettacoli a cui ho preso parte sono Comix, andato in scena al Teatro Parioli di Roma e Why di Daniel Ezralow. Attualmente ho formato una compagnia di danza che si chiama “AH” e lavoro con 5/6 ballerini. Sono sempre alla ricerca di buona musica, ne ascolto moltissima ogni giorno perché credo che aiuti la creatività e per il 2008 mi prefiggo di portare in scena miei spettacoli oltre a dedicarmi all’insegnamento.
Antony Heinl
