Miranda nasce a Moggio Udinese il 26 ottobre del 1933, ma i suoi genitori, papà Riccardo e mamma Tecla Bova, sono napoletani. E’ la seconda figlia, prima di lei Adriana, ultima Marcella. La madre, una bella donna bruna dagli occhi corvini, diplomata con dieci e lode al Conservatorio di San Pietro a Majella, si dedica completamente alla famiglia. Dà lezioni di pianoforte alle due figlie, che mostrano già da piccole di avere un talento musicale, ma il suo tempo è quasi tutto per Adriana. Talento ne ha anche lei, Miranda, anzi il suo orecchio musicale è ancora più sensibile, più duttile, ma nessuno lo intuisce, perciò si sottomette docilmente alle decisioni della madre, accontentandosi di assistere alle lezioni di Adriana, cercando di capire il metodo, di assimilare la tecnica, di imparare il solfeggio, il valore delle note e la loro divisione. Miranda, sempre per volere della mamma, prende lezioni di canto a Verona dalla maestra Pina Agostini Bitelli, la stessa che insegna a Adriana.
A casa ascolta musica sinfonica e lirica, anche il padre, professore di economia e diritto suona a orecchio violino e pianoforte. La sorella Adriana, che per lei è stata sempre un mito, è cantante lirica, ha una bella voce da soprano; dapprima vincitrice del concorso alla Rai come corista, diventa poi solista. È proprio la sorella Adriana a determinare l’inizio della sua carriera. A Sanremo, non arriva subito, ma vi partecipa per la prima volta nel 1959 con “La vita mi ha dato solo te” in coppia con Jula De Palma e nel ’60 canta “Invoco te”, canzone finalista e “Vento, pioggia e scarpe rotte”, con Gino Latilla. Nel ’61 arriva in finale con “Non mi dire chi sei”, di Umbero Bindi; l’altra canzone “Lady luna”, interpretata con Jimmy Fontana, è subito eliminata. I suoi ricordi sono ancora vivi.
“Nell’ottobre del 1955 partecipai, contro il volere di mio padre, ma con la complicità di mamma e Adriana, al Concorso della Rai Voci nuove per Sanremo, eravamo in settemila. Mi presentai piena di paura, con la convinzione di non essere adatta a quel tipo di mestiere, di non avere le qualità vocali e soprattutto di non avere nessuna esperienza. Cantai con la voce tremolante, ma intonata, riuscii ad arrivare alle semifinali, ma non alle finali. Quando lo seppi, tornai a casa delusa, sconsolata. Come facevo sempre, quando mi sentivo triste e scoraggiata, me ne andai al cinema: solo nel buio di una sala cinematografica le mie angosce, le mie inquietudini, riuscivano a dileguarsi. Ricordo che al cinema Delle Terrazze di Roma davano “Duello al sole”. Ma quel diavolo di Adriana si dette tanto da fare con la commissione (tra cui i maestri Bruno Canfora, Armando Fragna, Pippo Barzizza) che questa ci ripensò e fui ripescata. Mia sorella e mamma vennero di corsa al cinema per dirmelo. Arrivai in via Asiago e rifeci il provino: non avevo più paura e cantai con disinvoltura “Mi specchio nel ciel”, un successo di Doris Day. Fu la mia fortuna, dopo il concorso, andai a Torino per due mesi, con gli altri vincitori, tra cui Tonina Torielli e Marisa Del Frate, a studiare canto con i maestri Gian Stellari e Gianni Armand. Il gruppo delle quindici voci avrebbe dovuto sostenere un altro esame e tre sarebbero state eliminate, io come al solito, entrai per il rotto della cuffia, Marisa Del Frate purtroppo fu esclusa, proprio lei che poi sarebbe diventata una famosa cantante e soubrette”.
Miranda parte per Sanremo, dove l’aspettano tre serate per la selezione delle sei voci, scelte dal pubblico presente in sala e dalle preferenze dei telespettatori. Nella sua ingenuità e candore crede che possa vincere solo il migliore, ma le cose non vanno proprio così. Non rientra tra i vincitori e viene affidata al maestro Bruno Canfora, per cantare canzoni nuove negli spettacoli della Rai. Firma il contratto per un anno, con la clausola dell’ esclusiva.
“Nel 1957 Razzi si fece sentire per invitarmi a partecipare al Festival di Napoli. In questa edizione, la quinta, Miranda interpreta “Comme ‘a na stella”, di Gargiulo-Spagnolo, e “Si’ comme ‘a n’ombra”, di Da Positano-Giannini.
Riuscii ad entrare in finale con “Si comme ‘a n’ombra” e a piazzarmi nelle ultime posizioni senza alcun trionfo, ma con la critica benevola dei giornalisti. Ovviamente ci rimasi male, ma subito mi passò, perché per fortuna, cominciarono a piovere tante richieste di lavoro che occuparono tutto il mio tempo.
Due anni dopo, al Festival, canta “Solitudine” di De Crescenzo-Rendine, con Nunzio Gallo, un brano drammatico con un arrangiamento jazzistico, che viene subito eliminato, e “O destino ‘e llate” di De Mura-Gigante, in coppia con Jula De Palma, che arriva in finale. La canzone “Solitudine”, parte favoritissima e per questo si rivela molto pericolosa per i giochi editoriali, tanto che è bocciata alla prima esecuzione.
Al Festival del 1960, canta tre brani: “Stasera sì” di Zanfagna-Benedetto, in coppia con Achille Togliani, “Cucù setté” di Forte-Gleijeses, con Gloria Christian, e “Serenatella c’ ‘o sì e c’ ‘o no” di Dura-Salerni, sempre in coppia con Gloria Christian.
A Napoli è legata anche da due edizioni della famosa Piedigrotta, insieme ad Aurelio Fierro e Mario Abbate.
Miranda Martino è sulla cresta dell’onda, la sua è già una brillante carriera e viene apprezzata anche dal grande pubblico televisivo: un contratto discografico e le partecipazioni ai Festival la portano prepotentemente alla ribalta e, come tutti i cantanti dell’epoca, partecipa alle competizioni musicali: Giugno canoro e il Cantagiro.
Nel 1960, si classifica addirittura al terzo posto al Festival di New York, con il pezzo di Umberto Bindi “Il nostro concerto”.
Le sue canzoni sono indimenticabili: “Stasera tornerò” dalla trasmissione televisiva La donna che lavora – Viaggi nel sud -, “Meravigliose labbra, Notte di luna calante” di Domenico Modugno, “Gaston” (circa duecentomila copie vendute), “Non ho pietà” (che vince il Burlamacco d’oro a Viareggio), “Stringiti alla mia mano” (quattro settimane in classifica a Canzonissima), “L’ultimo appuntamento, Solitudine” di Furio Rendine, “Arrivederci” (seconda a Canzonissima, cantata con Nicola Arigliano), “Non mi dire chi sei” di Umberto Bindi, “Meglio stasera” dal film ‘La Pantera rosa’ e numerose altre.
Nel ’63, incide due LP di canzoni napoletane arrangiate da Ennio Morricone alla direzione di un’ orchestra di settanta elementi: un successo ancora oggi riedito.
I primi anni Novanta segnano per Miranda una nuova stagione: è del ’90/ ’91 “Liolà” di Pirandello con Geppy Gleijeses, Orso Maria Guerrini, Regina Bianchi, per la regia di Luigi Squarzina e del 1992 “Jimmy Dean Jimmy Dean”, per la regia di Giordano.
Nel 1993, la novità: produce “So’ le sorbe e le nespole amare”, spettacolo di canzoni e poesie in quattro secoli di melodie napoletane, messo in scena insieme con la sorella Adriana, con gli arrangiamenti di Benedetto Ghiglia. Lo spettacolo è rappresentato anche in Australia, a Parigi e a New York.
Dal ’93 al ’96, è in cartellone per tre anni di seguito, con “Buonanotte Bettina” di Garinei e Giovannini, musiche e canzoni di Gorni Kramer, nella versione di Maurizio Micheli e Benedicta Boccoli.
Il suo ruolo è quello della madre della protagonista, lo stesso che ricoprì nel ’56 Wanda Osiris nello spettacolo del debutto, interpretato da Walter Chiari e Delia Scala.
Nel ’97: “L’altra Cenerentola” di Tony e Gianluca Cucchiara.
Nel ’98/’99: “La cicogna si diverte” con Carlo Alighiero.
“Napoli senza tempo” è la sua seconda produzione, un viaggio nella storia dei grandi poeti napoletani: Libero Bovio, E.A. Mario, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo, Salvatore Di Giacomo, con Roberto Albin alla viola e Cinzia Gangarella al piano.
Dal 1999 al 2000, “Da Piedigrotta a Mahagonny – da Brecht a Viviani” coprodotto dal Teatro dell’ Opera di Fiume e dal drammaturgo Mario Moretti. In seguito “Le donne di Brecht, di Viviani e… le altre”, recital di canzoni e lettere d’amore con Cinzia Gangarella (pianoforte – chitarra e voce) e Giovanna Famulari (violoncello e voce), dove riesce a illuminare del suo calore anche le atmosfere più aspre di Brecht, conservando la forza della napoletanità di Viviani.
Dal 2001 al 2004, registra un successo personale in “Full Monty”, versione italiana del musical di Broadway, con Giampiero Ingrassia e Rodolfo Laganà, per la regia di Gigi Proietti.
Nel 2003 è tra le interpreti di “Scritti inversi. Riverenza alla poetica femminile”, uno spettacolo ideato e diretto da Rosa Di Brigida, ispirato alla vita e alle opere di quattro poetesse del ‘900: Amelia Rosselli, Anne Sexton, Karin Boy e Jackie Kay.
Nel 2004-05, prodotto dall’ Accademia del Teatro Il Primo, diretta da Arnolfo Petri, “Il mare non bagna più Napoli”, titolo tratto dal romanzo di Anna Maria Ortese, dove Miranda, insieme a Cinzia Gangarella al piano, fa apparire una Napoli a due volti, luminosa e rassicurante, ferita e inquietante e sullo sfondo il mare che di riflesso appare argentato o scuro. Sempre a Napoli, ma al Teatro Cilea, con Maurizio Merolla, fa rivivere magiche atmosfere “Al café de Paris”, con l’orchestra diretta da Gaetano Raiola.
Sempre pronta a nuove esperienze di lavoro con impagabile ardore e professionalità, Miranda si reinventa coraggiosamente da sola, per essere se stessa e non come la vogliono gli altri, disposta ad affrontare difficoltà e disagi nella scelta di occasioni giuste.
Ma qualche opportunità considerevole le è sfuggita. “Sono piena di fragilità e insicurezze, determinata nel lavoro, ma ahimè anche nei miei errori”. Rifiuta l’invito di Domenico Modugno a cantare in un Festival di Napoli, “Tu si ‘na cosa grande”, perché impegnata in teatro con Carlo Dapporto. La canzone è un successo per Ornella Vanoni. Altre occasioni mancate: “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, superbamente interpretata poi da Mina e “Il mio amore è nato a Malaga”, resa celebre da Fred Bongusto.
Proprio nel ’67, un evento senza uguali: è l’unica artista italiana invitata al fastoso ricevimento per l’incoronazione dello Scià di Persia, a Teheran. Cantante preferita da Farah Diba, è apprezzata anche dai numerosi autorevoli ospiti presenti, emozionati e rapiti dalle melodie napoletane.
Di lei ancora si ricorda l’esibizione al famoso concerto che Frank Sinatra tenne a Milano, al quale partecipano anche Johnny Dorelli e Dario Fo.
Alla Rca, la mitica casa discografica che ha lanciato i più grandi cantanti italiani, è legata per dieci anni dal 1957.
Non è solo cantante di successo in tournée per tutto il mondo, autrice di canzoni, produttrice, soubrette, attrice di prosa, televisione e cinema, Miranda è una donna autentica, sincera, determinata e allo stesso tempo fragile, sensibile, a volte incosciente e spregiudicata. Spesso si ritrova sui rotocalchi, nelle pagine di cronaca rosa e scandalistica. Alcune foto, in cui appare nuda, scattate a sua insaputa, le causano gravi danni d’immagine: la Rai la boicotta e per tre anni i suoi dischi non sono più trasmessi.
Negli anni delle lotte femministe, produce “Ottimo stato”, vendendolo nelle piazze e nelle balere. Al teatro La Maddalena è protagonista di “Uguaglianza e libertà” e di “Donne donne eterni dei”, famosi spettacoli cui ha partecipato gratuitamente.
Si occupa di problemi sociali, come la droga. “Vorrei che fossimo tutti in assoluta libertà di vivere e non di morire, vorrei che tutti capissero che il diritto di uccidersi non esprime libertà, ma prigionia”, scrive nel suo libro inchiesta “Uomini e droga”, realizzato con Pino Bianco. Continua il suo impegno nel sociale occupandosi della violenza sui minori, dell’ emarginazione degli anziani, visitando i loro centri e cantando per loro. Ancora oggi porta i suoi spettacoli nelle carceri:”Un pubblico come tanti, soltanto con molti problemi in più”.
Miranda Martino
